Dal 1990 al 2005 il 17% delle campagne italiane è stato distrutto da nuove costruzioni. Ogni anno vengono edificati 250 milioni di metri cubi di cemento. La crescita della cubatura di nuovi edifici è 40 volte superiore al modesto incremento demografico della popolazione. Questi sono i dati allarmanti riportati poche settimane or sono dall'inserto culturale La Domenica de Il Sole 24 ore.
Tutto ciò nonostante l'Italia sia dotata di un forte apparato normativo a tutela del paesaggio sin dal lontano 1905 quando venne promulgata un norma specifica per la protezione della pineta di Ravenna. Purtroppo oltre alle norme - molto rigorose - sono molto numerose anche le eccezioni, le deroghe, i condoni. Chi distrugge il paesaggio sa che prima o poi verrà messo in regola; e spesso lo distrugge in piena regola in cambio di oneri di costruzione, unica rendita delle amministrazioni comunali.
E ancora purtroppo nessun partito politico ha messo questo tema al centro dell'attenzione nei programmi delle ultime elezioni nonostante le numerose associazioni nate negli ultimi anni in difesa dell'ambiente e del paesaggio. Stiamo dilapidando una ricchezza paesaggistica che per millenni ha rappresentato l'armonia con cui le attività umane si sono integrate all'interno della natura che le ospita. Una ricchezza diffusa su tutto il territorio nazionale fatta di colline, boschi, scogliere, scorci, chiesette, torri, vedute, appezzamenti agricoli. Una ricchezza costituita dall'armonia di tutti questi elementi e non solo dalla somma degli stessi.
Il paesaggio non è un insieme di quadri, ma una pinacoteca con la sua storia e la sua evoluzione. Deve essere percepito come un unicum spaziotemporale, altrimenti saremo costretti a vivere in un museo sempre più stretto e malandato dove alle bellezze si affiancano brutture, alla storia si affiancano i non-luoghi. Un paese dove sarà sempre meno piacevole vivere, un paese che vedrà sempre meno visitatori stranieri.
Stiamo corrodendo un patrimonio che ci potrebbe portare benessere e piacere di vita per i prossimi secoli in nome di quattro centri logistici, due capannoni che rimarranno sfitti e molte case abusive.
L'evoluzione del paesaggio racconta la storia di un paese. Un paese in declino.
Uno scorcio delle campagne che ancora si possono vedere lungo le provinciali brianzole. Nella foto campi ondultati a Casatenovo lungo la provinciale che collega Vimercate a Barzanò.
E ancora purtroppo nessun partito politico ha messo questo tema al centro dell'attenzione nei programmi delle ultime elezioni nonostante le numerose associazioni nate negli ultimi anni in difesa dell'ambiente e del paesaggio. Stiamo dilapidando una ricchezza paesaggistica che per millenni ha rappresentato l'armonia con cui le attività umane si sono integrate all'interno della natura che le ospita. Una ricchezza diffusa su tutto il territorio nazionale fatta di colline, boschi, scogliere, scorci, chiesette, torri, vedute, appezzamenti agricoli. Una ricchezza costituita dall'armonia di tutti questi elementi e non solo dalla somma degli stessi.
Il paesaggio non è un insieme di quadri, ma una pinacoteca con la sua storia e la sua evoluzione. Deve essere percepito come un unicum spaziotemporale, altrimenti saremo costretti a vivere in un museo sempre più stretto e malandato dove alle bellezze si affiancano brutture, alla storia si affiancano i non-luoghi. Un paese dove sarà sempre meno piacevole vivere, un paese che vedrà sempre meno visitatori stranieri.
Stiamo corrodendo un patrimonio che ci potrebbe portare benessere e piacere di vita per i prossimi secoli in nome di quattro centri logistici, due capannoni che rimarranno sfitti e molte case abusive.
L'evoluzione del paesaggio racconta la storia di un paese. Un paese in declino.
Uno scorcio delle campagne che ancora si possono vedere lungo le provinciali brianzole. Nella foto campi ondultati a Casatenovo lungo la provinciale che collega Vimercate a Barzanò.
Si ringrazia Luca Masotto per la fotografia.
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